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Migranti sfruttati e picchiati in ghetto foggiano, denuncia Cgil

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Costretto a vivere in un container e retribuito con 4,50 euro l’ora per 11-12 ore nei campi, dei quali 5 euro al giorno trattenuti per il trasporto nel furgone dal ghetto al luogo di lavoro. E quando si è ribellato, sarebbe stato picchiato. E’ la testimonianza di un bracciante agricolo migrante del ghetto di Torretta Antonacci, tra San Severo e Rignano Garganico, nel Foggiano, raccolta dalla Flai Cgil di Foggia e documentata in tre video pubblicati sulle pagine social del sindacato.
    Il bracciante, raccontando la sua esperienza, usa le parole “mafia” e “capo nero” per indicare la persona che avrebbe gestito il lavoro e la permanenze dei migranti nel campo. “Sono arrivato da Torino nel 2020 e mi avevano dato un posto letto in un container che avevo pagato 150 euro – racconta – . Ogni mattina, con altri 20 braccianti, venivano portati con un furgone dal ‘capo nero’ a lavorare nei campi, dalle 6 per 11-12 ore. Quando mi sono ribellato, pretendendo un paga più alta, qualcuno è venuto a picchiarmi mentre dormivo, sono finito anche in ospedale”. Nella testimonianza il migrante parla di “gruppo di mafia” che gestisce il ghetto, dove “tutti hanno paura”.
    “Violenza e criminalità organizzata al Granghetto di Torretta Antonacci” denuncia la Flai Cgil di Foggia, sulla base della “testimonianza di un’aggressione” e “la descrizione evidente della struttura di potere che è nata, gestita come il peggiore dei fenomeni mafiosi e camorristici, regolamentata da un clima di terrore, dove i caporali si occupano della gestione del lavoro e chi prova a ribellarsi diventa vittima del sistema, violento e pericoloso”.

Voce Mimmo Moramarco

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