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I primi 100 giorni da mamma: cosa sapere

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Ti senti mamma già quando il piccolo embrione si forma nella pancia, quando senti il suo piccolo cuoricino battere, quando scalcia, quando passi le notti insonni, quando hai le nausee dal mattino alla sera, quando rivedi la sua ecografia col dito in bocca, quando allo stesso tempo ti commuovi e ti arrabbi per sciocchezze, quando scappi a fare la pipì ogni cinque minuti e passi più tempo nella sala d’attesa del ginecologo che nel soggiorno di casa tua. Eppure quando nasce quel bambino che hai custodito da ben nove mesi, ti sembra di cominciare proprio allora l’avventura della maternità: ed è proprio così. I primi 100 giorni da mamma: cosa sapere? Ci sono una marea di cose che la neomamma si trova a dover affrontare quasi nell’immediato: dagli aspetti burocratici a quelli pratici di accudimento. La mamma sarà il bersaglio, soprattutto nei primi mesi di vita del bebè, di continue attenzioni. Spesso il peso del giudizio sociale in aggiunta alla fatica di approcciarsi ad una creaturina così delicata e così bisognosa di cure e premure, rende precario l’equilibrio della mamma. Ecco che essa ha un costante bisogno di attingere forza dal tessuto sociale circostante, soprattutto nei primi giorni del bambino. Ecco che il ruolo dei nonni, dei parenti ma soprattutto del papà è un valido supporto che sosterrà la mamma in ogni fase di crescita del bambino alleggerendola proprio per il tempo necessario a riprendersi dalla gravidanza, dal parto e dalla nuovissima nonché impegnativa routine. Infatti ciò che spaventa le neomamme è l’ignoto: sarò una brava mamma? E se mio figlio dovesse avere la febbre? Quando cade l’ombelico? Non si attacca bene al seno, cosa faccio? Queste sono alcuni dubbi che una madre potrebbe porsi pertanto cercheremo di approfondire alcuni aspetti salienti della vita da mamma nei primi tre mesi del bambino.

I primi cento giorni del bambino: gli aspetti burocratici

Con la nascita del bebè bisognerà adempiere anche ad una serie di compiti di tipo burocratico come la registrazione del nuovo nato all’anagrafe comunale, richiedere il codice fiscale del piccolo e scegliere il pediatra di base che seguirà l’evoluzione del pargoletto.PUBBLICITÀ

Dopo il parto viene rilasciato alla mamma, già in corsia, in attesa di rivedere il proprio bambino mentre le puericultrici lo lavano e lo vestono, l’attestato di nascita compilato dall’ostetrica che ha seguito il parto. Questo dovrà essere consegnato al comune di residenza o a quello dove è nato il bambino entro 3 giorni dalla nascita, oppure alla direzione sanitaria dell’ospedale dove è avvenuto il parto. Quest’ultima dovrà avere cura di trasmetterlo al comune specificato dai genitori.

Indispensabile per il nuovo nato è ottenere il codice fiscale. Bisogna recarsi presso l’Agenzia delle entrate del proprio territorio e fare la richiesta con l’atto di nascita rilasciato dal comune. A questo punto l’agenzia rilascerà un codice fiscale provvisorio in formato cartaceo poiché il tesserino viene inviato direttamente a casa.

Una volta ottenuto il codice fiscale bisognerà recarsi all’Asl e dichiarare quel è il pediatrascelto.

Lo Stato, di anno in anno, prevede una serie di manovre volte ad incrementare le nascite e che consistono nel concedere alle famiglie che accolgono una nuova vita in casa, degli aiuti in denaro chiamati bonus bebè. Considerando che tali bonus cambiano in termini di importi economici e di condizioni, è necessario accertarsi che la finanziaria li abbia riconfermati ed in che termini. Un caf o un patronato potrebbero aiutare le famiglie ed indirizzarle in tal senso.

Ad ogni modo, per avere un’idea del calendario burocratico da seguire, ti invito a consultare questa guida che illustra tutti gli step degli adempimenti dopo la nascita del bebè: Cosa fare quando nasce un figlio?.

La cura della mamma nei primi cento giorni dalla nascita

Subito dopo la nascita ogni mamma affronta un periodo chiamato puerperio che è il tempo che trascorre dal parto fino al ritorno alla normalità degli organi femminili.

Tale periodo è davvero molto importante in quanto la mamma dovrà prendersi cura di sé e delle proprie “ferite” e vedrà tornare lentamente il proprio corpo allo stato pre-gravidanza. È un periodo anche molto delicato dal punto di vista emotivo e psicologico perché la mamma dovrà adattarsi ai nuovi cambiamenti dettati dalle esigenze del bambino.

Se la mamma ha partorito naturalmente avrà in circolo più ossitocina del normale in quanto questo ormone viene messo in circolo dal corpo della donna in fase di travaglio per alleviarne i dolori. Anche terminato il parto quest’ormone rimane in circolo per permettere all’utero di affrontare nuove contrazioni necessarie affinché esso ritorni come prima.

Può capitare che durante un parto spontaneo venga praticata l’episiotomia, nei casi in cui l’ostetrica o il ginecologo lo ritengano opportuno (ad esempio in caso di sofferenza fetale o nel caso in cui il bambino sia in posizione di spalla). Si tratta di un incisione che può essere più o meno grande a seconda dei casi. Occorrerà ricucire la zona dove è stato praticato il taglio ed i punti di sutura sono riassorbibili. È importante che i punti vengano messi bene anche per favorire il recupero della funzionalità e della sensibilità dell’area genitale della donna.

In questa circostanza per la neomamma potrà risultare difficile sedersi o semplicemente muoversi. Tuttavia ci sono dei rimedi per poter accelerare il processo di guarigione: lavarsi ad ogni cambio dell’assorbente con detergenti mousse anziché liquidi, usare una crema a base di arnica o calendula, non tenere troppo umida la zona, usare uno spray cicatrizzante consigliato dall’ostetrica o dal ginecologo.

Nel caso in cui la mamma abbia subito un taglio cesareo avvertirà ugualmente i dolori per il restringimento dell’utero anche perché l’ossitocina le viene iniettata, ma, in più, dovrà aspettare che la ferita al basso ventre si rimargini, sia internamente che esternamente. Anche in questo caso i punti si riassorbiranno spontaneamente e la mamma potrà vedere da sé il processo di guarigione della ferita. Certo, il tempo di ripresa sarà più lungo rispetto ad un parto naturale ma della ferita non rimarrà che un piccolo taglio appena visibile.

Nel periodo post-parto la mamma avrà delle perdite di sangue che inizialmente saranno abbondanti e vivide, per poi diventare più scure e meno intense fino ad essere una semplice perdita di fluido vaginale. Queste perdite durano circa 6 settimane e si hanno perché l’utero inizia una sorta di processo di autopulizia.

Quindi in questo periodo, che dura all’incirca 40 giorni, gli organi della neomamma, che avevano subito delle modifiche durante la gravidanza, torneranno apposto e l’attività ormonale si regolarizzerà. Al termine del puerperio sarà necessario recarsi dal ginecologo perché valuti lo stato di salute della mamma e verifichi che si sia tutto cicatrizzato e che l’utero, dopo essersi gonfiato come un pallone, ritorni alla sua forma originaria da pallina da tennis.

A questo punto non è detto che la neomamma abbia immediatamente il ciclo mestruale. Questo potrà arrivare come no, dipende da donna a donna e dagli ormoni in circolo che sono tanti specie se si allatta al seno. Ma attenzione: in questo periodo può capitare che la donna ovuli ugualmente.

Sarà il ginecologo a consigliare, inoltre, se tornare alla normale attività sessuale. Certo, i rapporti dopo il parto sono, le prime volte, un po’ dolorosi ma poi successivamente si ritorna alla vita intima di prima, sempre che il pargoletto dorma regolarmente.

Rischio di depressione post-parto

Dopo il parto per la donna cambia tutto: deve fare i conti con il nuovo ruolo di madre e sarà bombardata da informazioni e consigli che arrivano da ogni parte. Questo bombardamento spesso destabilizza la madre che veste un nuovo ruolo sociale e familiare, vede rivoluzionata la sua vita, i ritmi sonno-veglia sono sfalsati, deve ancora riprendersi dalla stanchezza del travaglio e del parto, ma nello stesso tempo c’è una vita che reclama tutte le sue attenzioni e le sue cure. E della salute psicofisica della mamma? Chi si prende cura di lei?

Nella società odierna sopravvalutiamo il senso di maternità che supera ogni cosa e che rende ogni mamma un fortissimo esemplare di essere umano pronto ad affrontare mille peripezie e a cadere sempre in piedi. Ma mamma non si nasce, si diventa!

Spesso quindi, l’equilibrio di una neomamma può spezzarsi e questo può dipendere anche dal crollo di estrogeni e di progesterone che determina una forte instabilità ormonale che, immediatamente dopo il parto, influisce sull’umore della mamma rendendola irritabile, malinconica, triste.

Questa condizione può sparire nell’immediato oppure durare per qualche settimana e viene comunemente chiamata baby blues o maternity blues. È necessario tutto il sostegno dell’intera compagine familiare che deve essere di supporto alla mamma, senza giudicarla o dirle cosa deve fare ma semplicemente accompagnarla in questa meravigliosa avventura.

Se questo stato di malessere psicofisico continua e l’aiuto della famiglia non basta, allora potrebbe trattarsi di depressione post-parto. Una patologia seria che richiede l’intervento di uno specialista e che non deve assolutamente essere sottovalutata per il bene della madre ma soprattutto del nuovo nato. Quest’ultimo, infatti, se ha una mamma serena, felice ed equilibrata vivrà, di riflesso, queste condizioni positive per cui starà bene.

I primi cento giorni da mamma: le cure per il bebè

Appena nato il piccolo cucciolo viene adagiato subito sulla mamma affinché ne senta l’odore. Il nascituro non vede ancora bene e l’istinto naturale lo ricondurrà alla mamma attraverso il suo inconfondibile profumo. Per cui questo momento è fondamentale. Nel frattempo si lascia respirare il bambino, che fino ad allora non l’aveva mai fatto, e si recide il cordone ombelicale.

Già in ospedale si fanno i primi controlli del bebè: frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, riflessi, tono muscolare, colorito, naso, bocca, udito, pancia, genitali e viene medicato il moncone che cadrà di lì a una decina di giorni circa (deve essere medicato ad ogni cambio del pannetto con disinfettante o spray).

Una volta vestito, il bambino viene accompagnato in camera dove starà con la mamma e proverà ad attaccarsi al seno. Questa fase di contatto finalizzato al nutrimento è molto importante. Le ostetriche accompagneranno la mamma nell’allattamento insegnandole il metodo giusto per farlo che dipendere dalla conformazione del seno della mamma e dal temperamento del neonato. Potranno comparire delle ragadi alla mamma, dei segni sul capezzolo dovute alla suzione, ma col tempo e col trattamento di gel appositi, andranno via.

Il bambino sa quando si è saziato e si stacca da solo dalla mamma. Spesso il bisogno di attaccarsi alla mamma è un modo per sentirla vicino e per sentirsi protetto, non è solo nutrimento: cerca il suo nido.

In ospedale viene controllato il peso del neonato che sarà destinato a scendere nei primi giorni perché espellerà il meconio, una sostanza bruno-verdastra e vischiosa che si trova nell’intestino del feto.

La mamma, in questo momento, imparerà a medicare l’ombelico, a cambiare il pannetto e a vestire il suo piccolino. Sarà importante ricordare alle neomamme che non occorre coprire troppo i neonati in quanto soffrono il caldo più degli adulti e si rischierebbe di renderli nervosi, farli sudare e farli ammalare più facilmente.

Dopo circa tre giorni in ospedale è il momento di uscire per la coppia mamma-figlio e fare il vero e proprio ingresso nella vita reale. Occorrerà incentivare sempre di più la suzione dal seno (fa bene al bambino ma anche alla mamma perché essa favorisce il restringimento dell’utero) e si potrà dare l’aggiunta del latte artificiale solo in caso di necessità.

Dopo una settimana il neonato va controllato dal pediatra di fiducia che valuterà la crescita di tutti i parametri. Le visite di controllo vanno fatte ogni mese per valutare l’andamento della salute del pargolo.

A tre mesi il bambino sarà pronto ad affrontare le prime vaccinazioni. Così i genitori possono rivolgersi al pediatra che li indirizzerà in tal proposito. Il calendario delle vaccinazione viene fissato dalla ASL stessa che informerà i genitori su tutto ciò che c’è da sapere a riguardo.

Entro i tre mesi va fatta anche la visita alle anche e ai reni per correggere tempestivamente eventuali problemi.

I progressi dei cento giorni

Nei primi cento giorni di vita il bambino avrà appreso davvero tante competenze: acquisterà più tono muscolare, risponderà agli stimoli esterni, terrà più saldi gli oggetti in mano, saprà modulare la voce e si indirizzerà verso una fonte sonora.

La mamma nel frattempo avrà recuperato le energie e si sentirà più sicura di sé e della sua relazione con il bambino. Quest’ultimo chiederà più spesso il contatto fisico anche se la mamma dovrà svolgere le faccende e sentirsi libera di muovere. Allora vengono in soccorso le fasce porta-bebè che permettono alla mamma e al bambino di stare cuore a cuore ma rendono, nel contempo, più indipendente la mamma.

È importante che il rapporto esclusivo che la mamma ha instaurato con il bambino non escluda gli altri componenti della famiglia, in primis il papà. È fondamentale riscoprirsi genitori insieme senza dimenticare di essere amanti non abbandonando mai romanticismo e ritagliandosi spazi per la coppia. Diversamente la nascita del bebè sarebbe motivo di deflagrazione dell’unione.

In questi cento giorni la mamma riscopre uno stuolo di “saputelli”, ognuno pronto a dire la propria su come si crescono figli perfetti: “non dargli il ciuccio, non attaccarlo sempre al seno, non farlo dormire con te, non tenerlo sempre in braccio, se piange sempre è perché ha le coliche, non fargli troppo spesso il bagnetto” e così via discorrendo. Queste sono solo alcune delle frasi che alla mamma tocca sentire con ricorrenza. Ma la ricetta più sana per crescere figli equilibrati è non averne una! Essere mamma è un mestiere complicato ed è importante scherzarci su [1] , soprattutto per esorcizzare tutti i luoghi comune sull’argomento!

Tuttavia una mamma dovrà semplicemente sentire il suo istinto senza cadere in inutili allarmismi ma semplicemente vivendo con molta naturalezza i momenti più belli che, sebbene all’inizio possano essere avvertiti come pesanti, non torneranno più e verranno ricordati con gioia.

Il momento in cui la mamma non prenderà più i figli in braccio arriva, purtroppo, presto ed occupa la maggior parte della vita da madre. Per cui bisogna far tesoro di questi istanti con tutta l’intensità di cui una madre è capace e donare amore incondizionato che sarà ripagato anche solo con l’accenno di un sorrisetto del piccolo neonato, capace di diradare ogni senso di fatica della mente e delle braccia e regalare felicità immensa

(Fonte)

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