Da Potenza, l’indagine su Capristo ora punta sui soldi dell’ex Ilva
Tutto parte dalla Procura di Roma e quando Giuseppe Calafiore , avvocato, si spese sulle le parole del suo collega Piero Amara riguardo Carlo Capristo. La dichiarazione fu : “io l’ho convinto a fare la domanda per Taranto, anche perché a me serve a Taranto in quanto io a Taranto ho interessi con l’Ilva” . Quindi proprio da Taranto e ex Ilva è ripartita l’inchiesta della Procura di Potenza, la stessa che il 19 maggio ha fatto finire ai domiciliari l’ex procuratore Capristo. In questa ultima occasione furono coinvolti il suo poliziotto di scorta e tre imprenditori: l’ipotesi, stavolta, è che – anche grazie ai buoni uffici di Amara – un altro imprenditore possa aver ottenuto un trattamento privilegiato da parte dell’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva. Nei giorni scorsi il procuratore di Potenza, Francesco Curcio, ha ascoltato una serie di testimoni dopo aver mandato la Finanza ad acquisire documenti nella sede dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Al centro del lavoro investigativo c’è, appunto, un imprenditore del Barese, storico fornitore dell’ex Ilva, che si sarebbe rivolto all’allora procuratore Capristo per chiedere l’apertura di un canale con la società commissariata con l’obiettivo di ottenere la liquidazione dei suoi crediti commerciali. Di questo episodio la Procura di Potenza ha chiesto conto, in qualità di testimone, anche al commissario Enrico Laghi: e non tanto perché le richieste dell’imprenditore potevano non essere legittime, ma per capire se in questa storia possa aver avuto un ruolo l’allora procuratore di Taranto.
Capristo è stato arrestato con l’accusa di aver tentato – tramite il suo poliziotto di scorta, Michele Scivittaro – di esercitare pressioni su Silvia Curione, sostituto della Procura di Trani (dove Capristo è stato fino al 2016) affinché favorisse i tre amici imprenditori. Accusa che il magistrato barese ha negato seccamente già nell’interrogatorio di garanzia. Tra i documenti acquisiti dalla Finanza, oltre alle fatture liquidate dall’Ilva ad alcuni avvocati (tra cui lo stesso Amara), ci sono appunto i documenti relativi ai pagamenti e alle forniture effettuate dall’imprenditore barese, la cui posizione è al vaglio. Capristo intanto attende, ai domiciliari, che venga approvata la sua domanda di pensionamento: gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Angela Pignatari hanno presentato una nuova istanza per chiedere la revoca della misura cautelare, puntando anche sulle precarie condizioni fisiche del magistrato.