Cronaca

Comune di Foggia sciolto per mafia

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E’ ufficiale, il Comune di Foggia è stato sciolto per mafia. Ieri sera nel comunicato del Consiglio dei Ministri si parlava solo di nomina di una commissione straordinaria, fatto strano considerando che a Foggia un commissario c’era già, in virtù delle dimissioni del sindaco Franco Landella. Poi è emersa la cruda realtà: il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose e per questo arriva una commissione straordinaria che guiderà il Comune per un periodo che oscilla tra i 12 e 18 mesi e questo significa che saltano le elezioni in autunno. A guidare la commissione sarà sempre il prefetto a riposo Marilisa Magno, già nominata commissario dopo le dimissioni di Landella. Con lei ci saranno il viceprefetto Rachele Grandolfo e il dirigente Sebastiano Giangrande.

Le indagini svolte dalla commissione d’accesso nominata il 9 marzo dal Viminale hanno evidenziato la presenza “di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti tra gli amministratori locali e la criminalità organizzata”. La relazione è stata consegnata il 29 luglio al prefetto di Foggia, Carmine Esposito, rapporto che il prefetto ha inviato al ministero dell’Interno e sul quale si basa la decisione di sciogliere immediatamente il Comune.

Nella relazione di sei pagine si evidenzia che dal 2014 erano stati denunciati atti intimidatori nei confronti di alcuni consiglieri comunali e che esisteva una preoccupante pressione criminale sul Comune. Dal febbraio 2021, si legge, le inchieste giudiziarie legate ad ipotesi di corruzione hanno coinvolto amministratori pubblici, tra i quali l’ex sindaco Landella e l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iaccarino. “Dalle indagini conseguenti ai fatti corruttivi”, si legge, traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’Ente, che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata”.

Tra gli episodi contestati anche frequentazioni, parentele e legami affettivi da parte dei consiglieri comunali con esponenti locali della criminalità organizzata. Al centro delle presunte pressioni e infiltrazioni mafiose anche appalti legati al sistema di videosorveglianza, l’assegnazione di case popolari ad affiliati ai clan e l’assenza di certificati antimafia per alcune imprese che hanno gestito servizi pubblici.

Voce Mimmo Moramarco

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