Borghi leader e ‘bandito’ in una Taranto distopica
Un futuro postapocalittico non definito, forse non troppo lontano, che prende forma in una Taranto devastata dal caos, le divisioni di classe, la legge marziale e bande di ragazzini ‘banditi’ come le Formiche, capeggiate dal carismatico e pericoloso Testacalda (Alessandro Borghi). E’ l’ambientazione del distopico ‘Mondocane’, opera prima di Alessandro Celli (già pluripremiato autore di corti) che debutta alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia in gara nella Settimana della Critica e arriva in sala dal 3 settembre con 01 Distribution. Al centro del racconto i due orfani tredicenni, Pietro, soprannominato Mondocane (Dennis Protopapa), brillante e riflessivo, e Christian, coraggioso e generoso, ma affetto da attacchi epilettici, per i quali è stato soprannominato ‘Pisciasotto’ (Giuliano Soprano). I due ragazzi che vivono come fratelli sono stati salvati dalla morte ma vengono sfruttati da un violento pescatore. L’unica via di scampo che vedono è entrare fra le Formiche, che spadroneggiano a Taranto vecchia, mettendo in scacco anche la polizia, il cui principale compito sembra proteggere la tranquillità della parte ricca e ordinata della città, Taranto nuova. Fra gli agenti c’è anche Katia (Barbara Ronchi), che non sta alle alle regole e decide di aiutare una bimba orfana, Sabrina (Ludovica Nasti).
“Questa distopia non nasce come un racconto di fantascienza, ma è ispirata dal vivo dibattito sulle sorti dell’acciaieria di Taranto e della sua gente. Ho immaginato un fallimento sociale, la regressione a un Terzo Mondo dai grandi contrasti” ha spiegato nelle note di produzione il regista. Una storia che può essere “una provocazione, un racconto esistenziale e di formazione”, ma vuole soprattutto essere “la storia di un’amicizia”. “Il cinema – aggiunge Borghi in conferenza stampa – ci consente di trattare anche attraverso i generi argomenti assolutamente politici”. In un film come questo (prodotto da Groenlandia e Minerva Pictures con Rai Cinema) “ci si può fermare a godersi la storia, ma chi vuole può anche leggere una tematica importante legata a Taranto e all’Ilva. E’ anche una responsabilità del cinema prendere queste strade”