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A Bari, confisca beni a 39enne narcotrafficante

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I Finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Bari, in esecuzione di apposito decreto emesso dalla IV Sezione Penale-Misure di Prevenzione della  Corte di Appello di Bari,   hanno   sottoposto a confisca  definitiva nella provincia di Bari beni  immobili, partecipazioni  societarie  e rapporti finanziari e bancari per un  valore stimato pari a 15 milioni di euro,  riconducibili a M.P. (classe  1981), già noto alle forze dell’ordine e già imprenditore nel settore del commercio di articoli in ferro e altri metalli.

L’esecuzione del provvedimento di confisca dei beni rappresenta  l’epilogo della complessa e articolata  attività  investigativa  svolta  dal Gico di  Bari che ha  permesso di  ricostruire le risoerse patrimoniali e finanziarie nella disponibilità,  diretta  e  indiretta  (tramite  i suoi familiari), di M.P., acquisite con i proventi delle attività illecite commesse nel tempo (associazione per delinquere finalizzata alla produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, furto e ricettazione) o,  comunque,  risultati ingiustificatamente sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati.

Infatti, come da ultimo confermato dalla Suprema Corte di Cassazione con sentenza  del 27 maggio 2020, M.P. è da ritenersi  soggetto connotato da pericolosità  sociale dal 2001 sino al 2011  «in  quanto,  oltre  ad essere  stato  dichiarato  colpevole  di numerosi  e gravi delitti in materia  di narcotraffico,  commessi tra  il 2005 e il 2007,  era  stato  già condannato per reati contro il patrimonio  commessi  nel 2001  e,  più  di recente,  era  stato rinviato  a giudizio  per  rispondere  di  un  ulteriore  reato  in  materia  di  stupefacenti  commesso  nel 2013».

Pertanto, la Suprema Corte ha riconosciuto «una stretta correlazione temporale tra i momenti  dell’acquisto  dei  beni  oggetto  di ablazione, concentrati  nell’arco  temporale  dal 2004 al 2011, e il periodo di manifestazione della pericolosità» del pregiudicato  barese.

Una  volta ricostruita  la  pericolosità  sociale,  gli investigatori  del Gico  Bari hanno  proceduto ad espletare  mirate  indagini  economico-patrimoniali  sul conto  di  M.P. e del suo nucleo familiare.

In  particolare,  al fine di disvelare  l’origine del rilevante  patrimonio di M.P. e dei suoi  stretti  familiari  è  stata acquisita,  con  riferimento all’ultimo  ventennio, copiosa  documentazione,   tra  cui  i contratti di compravendita dei  beni  e  delle  quote societarie,  nonché  numerosi  atti pubblici che hanno  interessato  nel tempo  l’intero  nucleo familiare, verificando  poi,  per  ogni  transazione,  le  connesse  movimentazioni finanziarie  sottostanti  alla  creazione  della  necessaria  provvista economica.

Il materiale così  reperito  è stato oggetto, pertanto,  di  circostanziati approfondimenti  che  hanno consentito di accertare  che gran  parte delle attività  economiche  e dei  beni  entrati  nella disponibilità  di M.P.  e dei propri  stretti  congiunti  è  stata  acquistata  con  proventi derivanti  da  attività   illecite,   in  quanto  non   ha  trovato  giustificazione  nei  redditi del pregiudicato barese e del suo nucleo familiare dichiarati ai fini delle imposte sul reddito.

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