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Av: Fondazione,prescrizioni minano opera su dorsale Adriatica

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“Mentre in molti gioiscono per la pubblicazione del parere favorevole del Ministero della Transizione Ecologica sul progetto di raddoppio ferroviario della linea Adriatica nella tratta Termoli-Lesina, lotto Termoli-Ripalta, in realtà il documento contiene pesantissime prescrizioni che, se confermate dal Ministero delle Infrastrutture e quindi dal CIPE, potrebbero produrre conseguenze negative sulla effettiva realizzabilità e funzionalità dell’opera”. Lo afferma la “Fondazione L’isola che non c’è’ di Latiano (Brindisi) che da tempo si batte per portare al Sud l’Alta velocità. Secondo la Fondazione, il parere della Commissione VIA “prescrive al soggetto attuatore Rfi (Gruppo FS) di far installare telecamere nelle cabine di guida dei treni che circoleranno sulla nuova infrastruttura” per “verificare eventuali impatti dei convogli con la fauna della zona; conseguentemente si chiede a Rfi di valutare la riduzione della velocità dei treni per evitare di investire uccelli o altri animali”. Le prescrizioni, “mai applicate prima per interventi analoghi in Italia e in Europa, rischiano di compromettere la piena efficacia di un’infrastruttura progettata per far viaggiare i treni ad una velocità di almeno 200 km/h, a fronte dei 300 km/h possibili nel resto d’Italia, e in futuro di impedire la realizzazione dell’Alta Velocità sulla dorsale Adriatica”. “Un’ulteriore prescrizione richiede a Rfi di modificare la struttura del nuovo ponte da realizzare sul fiume Biferno in modo da non posizionarne i piloni nell’area golenale, cioè vicino alla riva, per salvaguardare la vegetazione presente in tale punto del fiume”.
    “Tutte queste prescrizioni comporteranno che il soggetto attuatore Rfi dovrà modificare radicalmente il progetto e sottoporlo a nuove valutazioni e approvazioni da parte degli Enti competenti. Insomma passeranno altri anni. Proprio per questa ragione ci chiediamo se le decisioni finali, come avvenuto per la gestione della pandemia, non debbano essere rimesse alla Politica, e in particolare al Governo, a cui spetta il compito e la responsabilità di stabilire quale sia l’interesse generale prevalente fra una ipotetica tutela dell’ambiente e il diritto alla mobilità, al lavoro e allo sviluppo di intere regioni”. (ANSA).

Mimmo Moramarco

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