Marina Militare, tangenti per pilotare appalti: 9 condanne a Taranto
«Mazzette» per pilotare appalti nelle basi della Marina militare, a partire da Maricommi, il Commissariato, dove cambiavano i comandanti, ma – secondo l’accusa – resisteva il sistema delle tangenti. Un meccanismo talmente oliato che gli imprenditori per mesi hanno pagato il “pizzo» per vedersi assegnare servizi e forniture, fino a quando una delle vittime non ha deciso di ribellarsi e di denunciare tutto alla magistratura. In uno dei processi scaturiti dalle inchieste che hanno portato in questi anni a numerosi arresti da parte della Guardia di finanza, il giudice monocratico Rita Romano del Tribunale di Taranto ha condannato con il rito abbreviato nove imputati tra ufficiali di Marina e imprenditori.
La pena più alta, 10 anni di reclusione, è stata inflitta al capitano di vascello Giovanni Di Guardo, ex direttore di Maricommi, accusato di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta, che fu arrestato a settembre 2016 mentre riscuoteva una bustarella di 2500 euro dall’imprenditore Vincenzo Pastore (che aveva già patteggiato 2 anni e un mese di reclusione). Proprio Di Guardo era stato inviato a Taranto dai vertici della Marina «per fare pulizia» dopo i primi arresti, il primo dei quali nel marzo 2014. Secondo quanto scrisse il gip, nell’ordinanza di custodia cautelare, con la minaccia di ostacolare la regolare emissione di mandati di pagamento, gli indagati avrebbero chiesto a numerosi imprenditori somme di denaro non dovute per importi variabili e altre utilità, da pagare con cadenza bisettimanale, per un valore complessivo equivalente al 10% dei profitti.
Gli altri imputati condannati sono: Elena Corina Boicea, compagna di Di Guardo (5 anni e 8 mesi mesi) ; la tenente Francesca Mola, responsabile dell’ufficio contratti, accusata di concorso in corruzione e turbativa d’asta (4 anni e mezzo); gli imprenditori Vincenzo Calabrese (4 anni, 9 mesi e dieci giorni) , Giuseppe Musciacchio (4 anni e 8 mesi), Gaetano Abbate (un anno), gli ufficiali Gerardo Grisi (un anno e 8 mesi) e Massimo Conversano (un anno e con sospensione della pena), accusati di traffico illecito di influenze. La Marina militare si era costituita parte civile chiedendo 5 milioni di euro per danno d’immagine.