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Lecce, confessioni del funzionario Asl su mazzette

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Prime ammissioni da Carmen Genovasi, 46enne di San Pietro in Lama, responsabile amministrativo dell’uffico protesi della Asl di Lecce arrestata lunedì scorso con l’accusa di corruzione. La funzionaria, nel corso dell’interrogatorio di garanzia innanzi al gip Giovanni Gallo, alla presenza del sostituto procuratore Massimiliano Carducci, avrebbe detto di aver accettato denaro da imprenditori in cambio dell’autorizzazione di pratiche per le protesi. Sussidi che però a volte sono risultati o non necessari per i pazienti o eccessivamente sofisticati. La donna, contrariamente a quanto sostenuto nell’interrogatorio precedente, avrebbe quindi ammesso alcuni episodi, i più gravi, che le vengono contestati nell’ordinanza di custodia cautelare. Ossia le dazioni di denaro da parte di alcuni imprenditori, come una sorta di “ricompensa” per aver suggerito le loro aziende ai pazienti che necessitavano di sussidi protesici. Ha invece ridimensionato altri episodi, come quello relativo all’assunzione del marito ( Giovanni Rodia, anche lui indagato) in una ditta: nessun accordo corruttivo, ha chiarito, anche perchè la richiesta di assunzione sarebbe stata fatta anche ad un’altra ventina di aziende poichè l’uomo aveva necessità di essere assunto per un paio di mesi. Per il momento gli avvocati Carlo Sariconi e Simona Ciardo non hanno presentato istanza di scarcerazione. Ha parlato anche Giuseppe Bruno, il rappresentante 57enne di Galatina arrestato insieme alla Genovasi con l’accusa di averle portato una bustarella contenente 850 euro. L’uomo, assistito dall’avvocato Carlo Caracuta, ha risposto alle domande dei magistrati, chiarendo però che l’azienda per la quale lavora è del tutto estranea alla vicenda.

Sono rimasti in silenzio, invece, gli imprenditori Pietro Ivan Bonetti e Monica Franchini, finiti ai domiciliari venerdì pomeriggio.
Assistiti rispettivamente dagli avvocati Amilcare Tana e Luigi Covella, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Nell’indagine, coordinata dai militari della Guardia di Finanza e denominata «Buste Pulite», compaiono anche i nomi di Fabio Campobasso, 52 anni, di Lecce, commercialista, ex consigliere provinciale e ex presidente della circoscrizione Santa Rosa-Stadio, marito della Franchini; Vincenzo Stefanachi, 52 anni, nato a Gallipoli, e Manola Bisconti, 30 anni, di Lecce.

Intanto, come sostenuto dal gip Gallo nell’ordinanza, «le indagini devono proseguire con complesse acquisizioni documentali, volte ad individuare ed acquisire singole pratiche oggetto di illecito mercimonio, ed anche approfondire le contiguità… con personale medico deputato alle prescrizioni che costituiscono la base dell’avvio delle pratiche sulla quale si innestano poi gli accordi corruttivi».

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